La replica di Marco Tronchetti Provera a un corrosivo "Affari in piazza" di Giovanni Pons (coautore con il sottoscritto de "L’Affare Telecom") merita un commento. L’accusa mossa da Pons all’attuale numero uno della Pirelli è di aver concorso alla distruzione di valore del gruppo Telecom e di avere stipulato un patto tacito con Giovanni Bazoli e Cesare Geronzi che lo avrebbe messo al riparo da un’eventuale azione di responsabilità per il suo operato al vertice della società telefonica.
A questa accusa Tronchetti ha risposto con una lettera a "Repubblica" snocciolando una serie di cifre da cui si evince che sotto il suo "regno" Telecom è prosperata a livello economico, ha continuato a investire, e che la rete di telecomunicazione è stata definita dagli analisti finanziari di Morgan Stanley la più avanzata d’Europa. Il manager di Pirelli ha ribattuto di non avere nulla da nascondere, di avere agito sempre alla luce del sole, di non essere incline a certi "negoziati" e di aver rimesso in carreggiata Telecom dopo gli sprechi della precedente gestione Colaninno.
Se tutto è così chiaro vorrremmo allora sapere come mai Telecom fu pagata da Pirelli 4,175 euro per azione quando in Borsa ne valeva la metà?
Quell’esborso assurdo è all’origine di tutti i problemi successivi. Il titolo Telecom non riuscì mai a risalire la china. Non solo: perché dopo aver domato il debito Tronchetti lo fa riesplodere con l’Opa su Tim e con la successiva fusione Telecom-Tim, un’operazione da 20 miliardi di euro? Nella seconda metà del 2004 Telecom era arrivata a quotare 3,3 euro e il suo indebitamento totale era sceso a 38,7 miliardi. Nel 2005, dopo la fusione Telecom-Tim, l’esposizione tornerà a crescere raggiungendo i 51 miliardi e l’azione tornerà a scivolare verso i 2 euro.
Almeno si dica che la fusione fu un errore; se non sul piano strategico, su cui comunque vi sarebbe molto da discutere, almeno su quello finanziario. E non parliamo del "caso" Tavaroli e dell’attività di "dossieraggio" telefonico, di cui la Telecom di Tronchetti s’è dichiarata vittima. E non parliamo della vendita delle attività immobiliari di Telecom a Pirelli Re, con annessi impianti telefonici.
Insomma, al di là delle cifre che vengono sciorinate di tanto in tanto, si vorrebbe saperne di più anche su questi fatti.
Ci fa piacere che anche “Il sole-24 Ore” – ora che Mtp ha perso, anche grazie a Prodi – scopra che personaggio sia stato. In Italia si sta sempre coi perdenti quando perdono e coi vincenti quando vincono
C. saluti, l’articolo è fatto molto bene.
Un ex dirigente Telecom
Non amo Tronchetti (specie quando lo vedo in tribuna a S.Siro). Però, se continuate così (lei, qualche suo collega e il buon Beppe Grillo) me lo fate diventare simpatico. Dite che la fusione Telecom-Tim fu un errore, però sono in tanti a pensarla diversamente (compreso l’attuale management di Telecom, che lo ha dichiarato proprio al suo giornale). Dite che il titolo era arrivato a 3,3 euro dimenticando di aggiungere che ha raggiunto quelle quotazioni proprio dopo la fusione Telecom-Tim. Ventilate che Tronchetti ha distrutto l’azienda, però scrivete che ha ridotto il debito, almeno all’inizio (ma anche alla fine, visto che il debito fatto dai capitani coraggiosi era più alto). Sul “caso” Tavaroli, recentemente ho letto un libro che consiglio: “La repubblica del ricatto”, di Sandro Orlando, edizione Chiarelettere. Viene fuori che Tronchetti non ne sapeva nulla e che Tavaroli & company lavoravano per i servizi segreti. Secondo me, qualcuno l’ha voluto fregare, e c’è riuscito.