Per sostenere il suo attuale ritmo di crescita della produzione, la Repubblica popolare cinese ha bisogno di quantitativi enormi di energia. E la fonte di energia di gran lunga prevalente, oggi, in Cina è il carbone, di cui il Paese che si appresta ad ospitare le Olimpiadi è tra i maggiori produttori e consumatori a livello mondiale. L’80% dell’elettricità prodotta giornalmente in Cina proviene da impianti a carbone. E per accompagnare il tumultuoso sviluppo interno dell’economia il governo di Pechino ha programmato l’"accensione" di un nuovo impianto elettrico a carbone alla settimana da circa 1.500 megawatt, vale a dire una cinquantina di nuovi impianti l’anno per un totale di 75mila megawatt.
Per capire l’importanza di questa cifra, basti dire che l’Enel (dopo aver acquistato di recente il controllo della spagnola Endesa) dispone nel mondo di una potenza complessiva di 80mila megawatt. E’ come se la Cina, dunque, per soddisfare la sua fame di elettricità, desse vita ogni anno a un gruppo delle dimensioni dell’Enel, la cui produzione fosse interamente imperniata sul carbone.
Le conseguenze sono un aumento impressionante, nell’ordine di svariati miliardi di tonnellate l’anno, delle quantità di anidride carbonica immessa nell’atmosfera. E – come sappiamo – la CO2 è tra le sostanze responsabili dell’effetto serra. Condurre la Cina sulla strada di uno sviluppo eco-compatibile è indispensabile per arginare il processo di riscaldamento del pianeta. Che procede in modo (per ora) inesorabile.